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Eremo di San Cataldo

Incavato in una parete di roccia granitica, questo eremo benedettino si trova in prossimità del paese di Cottanello. La sua fondazione è precedente al X secolo: esso è infatti intitolato a San Cataldo, vescovo di Rochau e copatrono di Cottanello, vissuto tra VI e VII secolo. La sua architettura peculiare e gli affreschi all'interno lo rendono un luogo di assoluto interesse storico-artistico.

L'eremo, che domina dall'alto il paesaggio, è perfettamente individuabile dalla Strada Provinciale 45 che da Cottanello porta a Rieti tagliando tra le montagne.

Caratterizzato da tre arcate e due piccoli campanili, fu fondato per volere dei monaci benedettini e venne inizialmente sfruttato come rifugio o luogo di eremitaggio. Nonostante tale leggenda non sia avvalorata da alcuna fonte o riscontro concreto, la tradizione vuole che proprio qui avesse cercato ricovero San Cataldo in fuga dalla persecuzione ariana. Il culto del santo è in effetti molto sentito dagli abitanti di Cottanello i quali, pur trovando in Sant'Andrea il patrono cittadino, lo festeggiano ogni 10 maggio offrendo numerosi ex voto (alcuni ancora visibili all'interno dell'eremo). Nel corso dei secoli l'eremo è stato probabilmente utilizzato come avamposto difensivo durante le battaglie ed i combattimenti che hanno costellato la storia di questo territorio: a riconferma di ciò, sono ancora visibili le balestriere presenti nella parete. La grande scalinata che permette di raggiungere il sito è stata scavata nel 1888 in contemporanea con la realizzazione della strada di Fontecerro, che consente di raggiungere la valle reatina; prima di quest'ultima, l'unica via percorribile era la strada passante per i Prati di Cottanello, più in quota rispetto all'eremo, che corrisponde all'antico cammino francescano.

L'eremo custodisce al suo interno un vero e proprio tesoro artistico, di recente oggetto di un'opera di restauro e conservazione: si tratta di una serie di affreschi tra cui particolarmente interessanti risultano quelli di epoca bizantina, i più antichi di questo stile rinvenuti in Sabina. Di questi ultimi fa parte l'affresco del Redentore, databile tra il IX ed il X secolo, raffigurante Gesù benedicente affiancato dagli apostoli che si erge sulle figure di sei sante. È qui evidente il riferimento a San Francesco d'Assisi, che è da individuarsi proprio nel "TAU" greco, suo simbolo identificativo. Un ulteriore nesso con il santo assisano si riscontra poi nell'affresco del 1443 della Vergine col bambino, in cui per l'appunto Gesù bambino è rappresentato con il volto di San Francesco. Questo persistente rimando al santo francescano è dovuto al fatto che quest'ultimo visitò per un lungo periodo i territori della Sabina nel corso della sua opera di evangelizzazione. Affreschi barocchi con soggetto Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso, infine, vanno ad abbellire lo spazio della volta.

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